Il tatuaggio, nel mondo che conosciamo oggi, è diventata una vera e propria mania che coinvolge tutti, grandi e piccoli. Ma il significato dei tatuaggi, in realtà, è molto più profondo e antico. Il tatuaggio, infatti, ha un’origine antichissima, usato da sempre per comunicare qualcosa, che nel tempo ha assunto diverse accezioni. Il significato del tatuaggio infatti, in base al periodo storico o alla zona del mondo che si prende in analisi, è molto positivo o molto negativo. Anche in Italia a lungo si è vista questa particolare forma espressiva dei tatuaggi con significato prettamente negativo, ma oggi per fortuna si stanno facendo progressi. Sempre più, infatti, il tatuaggio è considerato una vera e propria forma d’arte.
Tatuaggi e significati: breve storia e origine del termine tatuaggio
La parola tatuaggio nasce da una parola tahitiana che ci è stata tramandata dall’esploratore James Cook. Nei suoi diari raccontò l’usanza di decorare il corpo umano usata dalle popolazioni polinesiane. Il termine era tau-tau, che Cook rese come “tattow“, parola che in seguito divenne l’espressione inglese tattoo e l’italiana tatuaggio. Il significato dei tatuaggi per queste popolazioni tribali come Samoani, Maori e Hawaiiani ieri come oggi è estremamente positivo e ha origini molto antiche. In passato, infatti, in Polinesia e nei territori simili non esisteva la scrittura, e proprio grazie ai disegni geometrici dei tatuaggio le persone esprimere la propria identità e personalità. Non solo. Allora, come oggi, tatuaggi più significativi esprimevano lo status sociale e la genealogia dell’individuo.
Anche in Europa la storia del tatuaggio affonda le sue origini lontano nel tempo. Il più antico reperto storico riguardante quest’arte risale al 3100/3300 a.c ed è la mummia Otzi. Grazie ai tatuaggi rinvenuti sulla sua pelle, si è capito come in antichità si usassero sia a scopo rituale che a scopo terapeutico. Fu in epoca romana che iniziarono a diffondersi significati dei tatuaggi negativi, perché con questi venivano marchiati schiavi e gladiatori. L’imperatore cattolico Costantino proibì questa pratica, così i tatuaggi divennero appannaggio di barbari e soldati, e da lì rimase un’accezione negativa per anni collegò anche in Italia i significati dei tatuaggi a una persona disonesta.
Diversa la storia del Giappone, che ha vissuto un processo opposto. Il tatuaggio giapponese risale a migliaia di anni fa, addirittura al terzo secolo, e il suo periodo più fiorente fu il periodo Edo, che va dal 1603 al 1867. Oggi invece in Giappone i significati dei tatuaggi sono interamente negativi, e i tatuaggi sono demonizzati e malvisti. Questo perché la criminalità e la Yakuza, la mafia giapponese, iniziarono a usare il tatuaggio come simbolo distintivo, e quindi è rimasta ancora oggi una forte ostilità nei confronti di questa pratica.
Tattoo e significati moderni: come si usa in Italia, cosa è cambiato
Come abbiamo accennato, in Italia il tatuaggio è stato a lungo mal visto . La colpa è di motivi religiosi e di cultura popolare legata al saggio L’uomo delinquente di Cesare Lombroso, in cui il sociologo associò il tatuaggio alla delinquenza e ai modi di fare selvaggi. Proprio per colpa di queste teorie, e del retaggio del passato, il tattoo rimase a lungo censurato. Il tatuaggio tornò alla ribalta negli anni Settanta, grazie ai vari movimenti hippie, ma solo dalla seconda metà del ventesimo secolo diventò qualcosa di positivo. Al giorno d’oggi, anche se ancora sono diffusi alcuni pregiudizi, la maggior parte della popolazione vede il tatuaggio come una vera e propria forma d’arte. Esistono persino convention dedicate dove i tatuatori espongono i propri lavori.