Se le serie tv sono il fenomeno degli ultimi anni, Squid Game è il fenomeno del momento. E se La Casa di Carta ha dato il colpo finale al successo di Netflix come piattaforma streaming da avere in famiglia, la seria coerana ha riproposto il dilemma dei programmi per adulti accessibili a tutti.
Squid Game in effetti è un prodotto discusso, con scene violente e una logica di fondo profonda ma anche sconvolgente: rischiare di morire per vincere una cifra che permetterà di cambiare la vita per sempre. Non si tratta solo di “vendersi” per denaro; ma della possibilità di accedere a una esistenza completamente diversa. In cambio, però, bisogna essere disposti a sacrificare tutto.
Discussioni o no, la serie è stata talmente amata da essere seguita in tutto il mondo, nonostante fosse disponibile solo in lingua originale (coreano, ricordiamolo) con sottotitoli in inglese. E ora si è pronti per la seconda stagione.
Il successo imprevisto di Squid Game
Chi dà vita a un proprio prodotto, a maggior ragione nel mondo del cinema, spera in un buon riscontro da parte del pubblico. Ma ci sono volte in cui le aspettative superano le più sfrenate fantasie. Così è stato per la Casa di Carta, e così è avvenuto per la serie che si basa su un gioco al massacro.
La prima stagione è composta da 9 puntate, che il pubblico ha divorato in pochissimo tempo, in un crescendo di passa parola virale. Così oggi l’imperativo per i produttori di Squid Game è la seconda stagione. Così almeno si è sbilanciato Lee Jun-jae, la star della serie; mentre il regista Hwang Dong-hyuk è stato più cauto, parlando solo di trattative. Ma è possibile pensare che ci sii fermi così.
La trama della prima stagione
Il punto di partenza di Squid Game è un po’ il male della nostra società. Le difficoltà finanziarie, unite alla solitudine e al senso di fallimento. La serie inizia con il protagonista Gi-Hun che esce da un divorzio difficile, con uno strascico di debiti. Un uomo conosciuto casualmente lo invita a partecipare a dei giochi per vincere una somma di denaro.
Così Gi-Hun si trova insieme ad 455 persone, tutte in difficoltà. Problemi finanziari, prima di tutto, ma anche di salute o di famiglia. Le regole sono semplice e spietate: 6 giochi a eliminazione. Letterale: chi non passa il turno, viene giustiziato. Il premio finale sono 33 milioni di euro.
Si parte con “1,2,3 stella”; e chi si muove, viene ucciso. La violenza crea un panico tale fra i giocatori che – secondo lee regole – fanno una votazione per decidere se sospendere il gioco o no. Vincono i sì, e tornano a casa. Ma qui accade l’incredibile: le difficoltà quotidiane sono tali, che i giocatori tornano.
Il finale
Per chi non vuole rovinarsi la sorpresa, attenzione allo spoiler. I giochi continuano, fino a quello del calamaro, che dà il nome alla serie stessa. Il protagonista vince, ma c’è un finale a sorpresa: dopo un anno, vive ancora povero, non avendo speso nulla di quanto ha intascato. Vedrà però per la strada l’uomo che lo aveva contattato, anni prima, mentre cerca di reclutare un altro disperato; ruberà il suo biglietto, deciso a scoprire chi c’è dietro il tutto.
Squid game, la seconda stagione alla ricerca della “mente”
E quindi è proprio da qui che la seconda stagione potrebbe ripartire. Dopotutto, come è ormai una abitudine consolidata non solo delle serie ma anche dei film, i finali lascano sempre la possibilità di proseguire il racconto.
In questo caso, la curiosità del pubblico è quella di scoprire chi organizza una simile competizione. Basterà questo a tenere alto l’interesse degli utenti? Sicuramente moltissimi lo attendono, ma l’effetto sorpreso è svanito. Ora, anzi, le aspettative sono altissime. Chissà se i produttori riusciranno a fare il bis, in termini di successo.